Intervista a Michele Borgogni, autore di Quel che ti dona il bosco
Oggi ho il piacere di ospitare Michele Borgogni, autore di numerose opere pubblicate sia in self che con la Dark Abyss Edizioni. Michele è un autore poliedrico, perfettamente a suo agio tanto in storie comiche e assurde quanto nell’horror più estremo. Da poco è uscita la sua ultima fatica, “Quel che ti dona il bosco”, e non mi sono fatta sfuggire l’occasione per intervistarlo.
Ciao Michele e benvenuto sul mio blog!
Vuoi raccontarci la trama di “Quel che ti dona il bosco” in pillole?
Intanto grazie per l’invito! Quel che ti dona il bosco è una novella che intreccia mistero, atmosfere horror e inquietudini assortite. Due amici, Loris e Lapo, decidono di esplorare un borgo abbandonato tra i boschi dell’Appennino. Il luogo, immerso in un silenzio irreale, sembra sospeso nel tempo. Durante il loro viaggio, scoprono segreti nascosti legati a un enigmatico vecchio che vive nel bosco e al passato oscuro del borgo stesso. Ogni passo li conduce più a fondo in un’avventura che li metterà faccia a faccia con le stranezze della natura e le ombre della loro stessa psiche. Una storia dove il bosco non è solo un luogo, ma un’entità che fa sentire costantemente la sua presenza.
Possiamo considerare la tua ultima opera come un folk horror. Quali sono gli elementi del genere presenti tra le pagine?
Sì, penso che possa rientrare nel genere del folk horror, sebbene con alcune sfumature particolari. Sicuramente una caratteristica comune è l’ambientazione rurale e isolata: il borgo abbandonato immerso nel bosco è un luogo carico di mistero e simbolismo. La natura gioca un ruolo centrale, non come semplice sfondo, ma come entità viva e perturbante. Inoltre la storia attinge a un passato nascosto e inquietante, un aspetto tipico del folk horror, dove le radici culturali e storiche del luogo emergono in modo sinistro. Infine i protagonisti non affrontano solo i misteri esterni, ma anche le proprie paure e vulnerabilità. Diciamo che rispetto ai classici del genere mi sono concentrato più su un’interpretazione naturale e psicologica dell’orrore che su riti o credenze religiose. Anche se poi mi piace lasciare al lettore l’interpretazione su quanto succede!
Come è nata l’idea di “Quel che ti dona il bosco”? Dove prendi di solito l’ispirazione per le tue opere?
In realtà… dipende. A volte parto da una singola scena, o mi faccio un pitch mentale molto stringato. Raramente invece riesco a pianificare le storie nel corso del tempo. Penso che le idee migliori mi arrivino come in un flash. E in questo caso è andata esattamente così. Ricordo il momento esatto: una notte di qualche mese fa, in albergo, mi è balenata in testa l’idea di una copertina verde e nera, che raffigurava un bosco in montagna, e il titolo che poi ho scelto. E a incombere su tutto quanto la figura di Piero, il vecchio misterioso a cui la trama gira intorno. Da lì sono partito per costruire la storia, in un processo creativo rapidissimo. Un mese dopo avevo già pronta la prima stesura della novella, sulla quale poi abbiamo lavorato con la editor.
Cosa non può mancare, a tuo avviso, in un buon (folk) horror?
Sicuramente il senso di inquietudine che deve pervadere anche i momenti più innocui. Amo proprio la sensazione che quanto i protagonisti vedano attorno a loro suoni “sbagliato”, anche senza capire esattamente come.
Quali romanzi non possono mancare nella libreria di un appassionato del genere? E quali non possono mancare nella tua libreria?
Domanda difficile, perché devo confessare di non aver letto moltissimi romanzi folk horror! Il mio immaginario del genere si è formato più con i film… Sicuramente mi viene in mente “Picnic a Hanging Rock” di Joan Lindsay, da cui è stato tratto il film omonimo. Forse non è propriamente horror, ma è ancora oggi una delle cose più inquietanti che si possano vedere o leggere. Un altro classico è “La Festa del raccolto”, di Thomas Tryon. Poi “Il popolo rosso”, di Adam Nevill… In Italia mi vengono in mente lo strepitoso Madonna Nera di Germano Hell Greco, Triade di Luca Pivetti, alcune novelle di Alessandro Girola come Gramo o Il Palio… E se vogliamo anche certe storie di Luigi Musolino.
Una delle cose che mi ha sempre colpito della tua produzione è la capacità di scivolare con grande naturalezza da un genere all’altro. Come ti riesce? E, detto tra di noi, cosa preferisci scrivere, l’horror bizzarro o i folli viaggi interplanetari?
Probabilmente il segreto sta nel fatto che mi annoio troppo facilmente… e allora cerco di dedicarmi a tante cose diverse tra loro! Quando ho finito di scrivere “Quel che ti dona il bosco” avevo deciso di dedicarmi esclusivamente all’horror per un bel po’ di tempo, poi mi sono messo a sedere al pc… ed è venuto fuori “Kebabbo Natale”. Insomma, quando riuscirò a fare un po’ di ordine dentro il mio cervello mi riprometto di rispondere meglio a questa domanda!
Quali sono i tuoi prossimi progetti di scrittura?
Nella mia testa “Quel che ti dona il bosco” è la prima di una trilogia di novelle horror dedicate agli elementi, e caratterizzate anche cromaticamente. Ho già cominciato a scrivere la seconda, che sarà dedicata al fuoco e dovrebbe intitolarsi “BRUCEREMO TUTTI”. Sì, tutto maiuscolo 🙂 Prima, però, uscirà sicuramente l’ultima raccolta di Europa Nera, che è pronta in realtà da quasi un anno, e ho in valutazione un’altra novella molto particolare presso una casa editrice. Per il futuro, oltre al terzo titolo della trilogia, ho in testa un western/horror e un fantasy abbastanza particolare. E ci saranno anche nuove collaborazioni col mio socio e amico Andrea Berneschi… Insomma, scrivo troppo.
E in ultimo, prima di salutarci. A chi consiglieresti “Quel che ti dona il bosco”?
Penso che Quel che ti dona il bosco possa piacere a un pubblico abbastanza vasto. Oltre all’horror, ho cercato ispirazione nella tradizione italiana più cupa (penso al Segreto del Bosco Vecchio di Dino Buzzati, da sempre tra i miei autori preferiti) e nella narrativa secca ed evocativa di Cormac McCarthy. Ma in generale, mi sento di consigliarlo a chiunque ami perdersi.
Grazie per questa chiacchierata!
Grazie ancora, e a presto!
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