Priests of Pazuzu vs. the End of the World – Recensione
Ho scoperto la penna di Luca Pivetti con la sua raccolta di racconti “Morbid Writings” (qui la recensione), opera ispirata ai lavori di band come Morbid Angel, Immolation e Cannibal Corpse.
“Morbid Writings” si conclude con una chicca, una bonus track, come la chiama il suo autore, nonché uno dei racconti che ho apprezzato di più. Narra delle gesta epicomiche di Doug, Terrance, Josh, Frank e Mike, i componenti di una band death metal che si chiama Priests of Pazuzu.
Questa bonus track altro non è che il primo capitolo di “Priests of Pazuzu vs. the End of the World”, un’opera che Luca ha pubblicato a puntate su Amazon. È disponibile anche la saga completa, sia in cartaceo (copertina flessibile e rigida) che in digitale.
Terminata “Morbid Writings”, ho avvertito l’assoluta esigenza di continuare il mio viaggio nel mondo death metal di Doug e gli altri. Ecco la mia recensione.
Trama
Doug, Terrance, Josh, Frank, Mike.
Sono i Priests of Pazuzu, death metal band che cerca di sbarcare il lunario dopo anni di gavetta, prove nei garage e demo autoprodotti. Durante l’ultimo concerto qualcosa è andato storto: delle creature diaboliche hanno fatto la loro comparsa facendo scempio di tutti i presenti; sarà forse colpa di Terrance e del suo nuovo testo, estrapolato da un antico e misterioso libro?
Molto probabile, e nel giro di una serata i Priests of Pazuzu si sono trasformati da band scalcinata a ultimo baluardo dell’umanità contro le forze del male.
Tutta la saga della metal band più scalcagnata di sempre in un volume da collezione, fra cosmic horror, pulp on the road, derive splatter e ironia.
Recensione
“Priests of Pazuzu vs. the End of the World” è una storia che trasuda death metal fin dalle prime pagine. Anzi, fin dai nomi dei protagonisti, che si chiamano come alcuni membri dei Suffocation. Piccole chicche come questa manifestano la passione di Luca per la musica e per questo genere nello specifico, e mi portano ad apprezzare l’attenzione dell’autore per i dettagli.
I Priests of Pazuzu sono un meraviglioso miscuglio in chiave ironica di tutti gli stereotipi del genere. Una band sgangherata con il grande sogno di affermarsi in un genere di nicchia, che agli occhi del mondo esterno sa produrre solo rumore e contenuti satanici. Ma la patina non esattamente scintillante dei Priests nasconde dei ragazzi con le debolezze e l’incertezze della loro età, alcuni con un passato complesso e una situazione familiare travagliata, eppure con un gran cuore. Per loro il metal non è affatto solo rumore: è una valvola di sfogo. È l’unica cosa in grado di veicolare la loro rabbia e ribellione, l’unico modo per fare sentire la loro voce in un mondo che tende a soffocarla. E se il lettore è un conoscitore e un appassionato di questo genere musicale, non potrà fare a meno di riconoscere quella rabbia e ribellione, e di identificarsi con facilità coi protagonisti.
«Voi siete i primi evocatori. Voi avete dato il via a tutto. Da questo momento in poi, tutto quello che succederà avrà la forma dei vostri peggiori incubi, della vostra più perversa immaginazione o delle speranze più ardite.»
Terrance batté la mano sulla fronte. «Ma porcaputtana.»
«Che c’è?» lo incalzò Frank.
«C’è che siamo dei cazzo di metallari… hai idea di quanta merda ci sia nelle nostre teste?»
Priests of Pazuzu vs. the End of the World, Luca Pivetti
Oltre alla band di Doug e gli altri, ci sono uno sceriffo che incarna il meglio (si fa per dire) del sud degli Stati Uniti, tra fanatismo religioso, grilletto facile e pregiudizi razzisti, un prete messicano che sembra essere stato appena sputato da un cartello, e un nano esoterista con i baffoni e vestaglia in perfetto stile da pornoattore anni 70. I personaggi appaiono come macchiette, ma non intendo caricare questo termine di alcuna connotazione negativa. Quella dell’autore è stata una scelta consapevole: ha volontariamente creato un miscuglio di luoghi comuni, o meglio di citazioni, e ironia, che risulta funzionale alla storia (senza di esso, “Priests of Pazuzu vs. the End of the World non sarebbe l’ottimo prodotto che è) e fa divertire moltissimo.
Un luogo comune (almeno nell’opinione dei benpensanti) è il motore stesso della storia: nel tentativo di produrre un ottimo pezzo da suonare live di fronte a una folla scalcagnata tanto quanto gli stessi musicisti, i Priests si ispirano a un libro occulto, inserendo nella canzone alcuni brani tratti dallo stesso e, così facendo, finendo per evocare un’antica creatura demoniaca.
Il libro inizia proprio con la fuga precipitosa e disordinata dei protagonisti dall’entità involontariamente attirata nel loro mondo, catapultando il lettore in un flusso senza controllo di incredulità e divertimento che tiene incollati alle pagine.
Con il prosieguo della lettura, il livello di meraviglia cresce sempre di più man mano che nuovi personaggi ed eventi arricchiscono la scena.
“Priests of Pazuzu vs. the End of the World” tuttavia non è solo un turbine di spasso. L’entità evocata da Doug e gli altri scatena un’apocalisse in cui il lettore riuscirà facilmente a riconoscere una forte ispirazione lovecraftiana. Le frotte di orrori cosmici, contro i quali i nostri eroi dovranno combattere, forniscono all’autore l’occasione di introdurre scene ai limiti dello splatter molto ben riuscite e contribuiscono a mantenere sempre alta la tensione. Inoltre, Luca è molto abile nel dare spazio all’interiorità dei personaggi e anche a momenti di riflessione e di commozione – come dimenticare tutti i momenti che riguardano Doug e Mike.
Il finale poi è molto soddisfacente e perfettamente in linea con i toni dell’intera storia.
Questo libro è stato una vera sorpresa, nonché una delle letture migliori degli ultimi tempi. Sono rimasta molto impressionata dalla capacità di Luca di riunire atmosfere, toni e generi diversi.
In “Priests of Pazuzu vs. the End of the World” c’è horror, weird, ma anche comicità e momenti drammatici. L’autore è in grado di infilare una battuta all’interno di una situazione grave senza tuttavia spezzare la tensione o perdere di credibilità. Durante la lettura, il tenore della storia può cambiare anche più volte in poche pagine, senza che mai il lettore si senta smarrito o disorientato. Anzi, è facile passare dal riso alle lacrime e viceversa con estrema naturalezza Questa è una capacità che mi è capitato raramente di riscontrare.
I personaggi, nonostante a una prima occhiata appaiano delle macchiette, sono in realtà caratterizzati da una loro tridimensionalità. Hanno il loro background e la loro profondità, e si finisce per immedesimarsi in ciascuno e per condividere dolore o gioia autentici.
“Priests of Pazuzu vs. the End of the World” risulta, nel complesso, un libro molto equilibrato, e più ricco di quanto potrebbe sembrare a un primo acchito. La lettura è decisamente gradevole, e per Luca resta una sola domanda: a quando un nuovo appuntamento con i Priests?
Se questa recensione ti ha incuriosito, puoi acquistare “Priests of Pazuzu vs. the End of the World” su Amazon!
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