La ricorrenza dei defunti nel folklore calabrese
Il 31 Ottobre, Halloween nella cultura popolare di massa, è una data che esercita un enorme fascino. Si tratta di un giorno in cui affrontare in modo sicuro i mostri più terribili e i timori più angoscianti, ed esorcizzare la paura della morte.
Le celebrazioni di fine Ottobre e inizio Novembre affondano le radici in contesti antichi. Anche le regioni d’Italia hanno sviluppato le loro tradizioni, alcune delle quali sopravvivono ancora oggi.
Con questo articolo, facciamo un breve viaggio nel folklore calabrese relativo alla ricorrenza dei defunti.
La morte nei paesi della Calabria
Secondo un’antica credenza popolare calabrese, i defunti raggiungevano l’Aldilà attraversando quello che era noto come Ponte di San Giacomo. Perché potessero percorrerlo, tuttavia, occorreva che il trapassato restasse in casa una notte intera, così che l’anima potesse salutare i suoi cari.
Una volta l’anno, però, i defunti tornano a trovare le loro famiglie.
La vigilia di Ognissanti
La notte tra il 31 Ottobre e l’1 Novembre è considerata magica nel folklore calabrese, in quanto i defunti ritornano nelle loro case per la ricorrenza di Ognissanti.
Per questo le famiglie usavano lasciare una candela accesa sul davanzale, per indicare loro la via. Veniva inoltre lasciata una finestra aperta, per consentire agli antenati di entrare
La tavola veniva apparecchiata con del cibo, perché i defunti potessero sfamarsi. Qualcuno lasciava anche un mazzo di carte, per il loro svago.
La mattina dell’1 Novembre ci si alzava presto, per lasciare libero il letto ai defunti, che avevano bisogno di riposare.
Zucche e cimiteri
La notte della vigilia di Ognissanti, i contadini calabresi preparavano delle grosse zucche svuotate a forma di testa. Vi collocavano dentro una candela accesa e la ponevano davanti casa.
La tradizione si evolse e i bambini iniziarono a intagliare le zucche, incidendo occhi e bocca. Poi inserivano una candela all’interno e iniziavano il giro delle case del circondario, chiedendo dolcetti o monetine.
Questa tradizione risalirebbe a un’epoca più antica rispetto al “Dolcetto o scherzetto” diffuso negli Stati Uniti. Anzi, secondo l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani sarebbero stati proprio i Calabresi emigrati in America a introdurre l’uso dell’intaglio delle zucche, da cui sarebbe poi derivato Halloween per come lo conosciamo oggi.
Nei paesi arbreshe in provincia di Cosenza, il 2 Novembre ci si recava in corteo al cimitero per recitare orazioni funebri ed entrare in contatto con i morti.
Era consuetudine allestire un banchetto in prossimità delle tombe dei propri congiunti, invitando a mangiare chiunque passasse nei pressi.
Benedetti tutti i morti
animali santi e corpi rotti.
Dov’ero non ci siete
dove siete non ci siamo
dove siete noi veniamo
affinché questa giornata
io non sia consumata.
Orazione funebre
Il cibo dei morti
Nel Giorno dei Morti a Paola si offrono legumi e fichi secchi ai poveri, in suffragio delle anime dei defunti.
In varie zone della Calabria si preparano dei piatti tipici, che ricordano i banchetti funebri dell’antica Grecia.
Tipiche sono le lagane con i ceci, piatti a base di grani, mosto cotto, noci, cioccolato e melograno. Il grano infatti simboleggiava la Dea Demetra e la melagrana era associata a sua figlia Persefone, regina del Regno dei Morti.
Dolci tipici della festività dei defunti sono le ossa dei morti, le ghidita d’apostulu e la frutta martorana.
Letture consigliate: Calabria, Miti e immaginari di una terra senza tempo di Stella Pinto; Il ponte di San Giacomo di Luigi Maria Lombardi Satriani, Mariano Meligrana.
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