La strega nella tradizione calabrese: la Magara
La strega nel folklore italiano
La strega è, da sempre, una donna che ha una capacità innata di percepire e sintonizzarsi spontaneamente alle funzioni della natura e ai suoi cicli. Per questa sua natura, la strega attrae il mondo invisibile.
In stregoneria non c’è bisogno di un sacerdote o di un intermediario: la strega è capace da sé di percepire, comunicare, servire e collaborare con determinati spiriti o divinità.
Una strega non è sottoposta a regole sociali o a sistemi umani di controllo. Lei sente, agisce, lavora, stringe patti e alleanze liberamente.
La stregoneria è da sempre legata alle tradizioni popolari e al folklore locale. Per questo motivo, la stregoneria italica presenta diverse peculiarità e si caratterizza diversamente a seconda della regione di riferimento.
Nella tradizione calabrese, la stregoneria si caratterizza come Magarìa e la strega viene chiamata anche Magara (in Piemonte troviamo la Masca, in Campania la Janara, la Strea in Emilia Romagna e così via).
Altro elemento caratteristico della stregoneria italiana (nelle sue diverse connotazioni regionali) è il legame con il Cattolicesimo. Quest’ultimo è infatti una presenza forte, ma non ha veramente soppiantato e cancellato le antiche credenze popolari: piuttosto c’è stata una fusione. Nella tradizione magica italica (e in particolare nella stregheria, ma non solo), ad esempio c’è molta reverenza nei confronti dei Santi, o si utilizzano preghiere e scongiuri per allontanare il malocchio.
In questo articolo, conosciamo meglio la strega calabrese: la Magara.
La Magara nel folklore calabrese
Secondo la leggenda, quando calava il buio le Magare potevano trasformarsi in uccelli notturni. In questa foggia rapivano bambini e giovani ragazze, o li portavano a smarrirsi. Erano inoltre in grado di far impazzire gli uomini: sotto l’influenza di una magarìa, questi iniziavano a camminare carponi e a gridare alla luna.
Secondo una leggenda, per proteggersi dalle Magare occorre collocare dinanzi alla propria porta d’ingresso una scopa, un sacchetto di grani di sale o di riso, così da costringere la Magara a contare i fili della scopa, o i grani contenuti nel sacchetto, sino allo spuntare del sole, la cui luce le era mortalmente nemica.
Le Magare non sono però tutte cattive, né la loro magia sempre malvagia.
La tradizione calabrese mescola conoscenze erboristiche, saggezza popolare ed elementi cristiani. Le Magare sanno come usare le erbe per guarire, sanno inviare o togliere il malocchio e le iatture (in calabrese, il fascino).
Lo sfascino, ovvero il rituale per togliere il malocchio, è un misto di formule e preghiere. Tradizionalmente non è un unico rituale, ma ogni donna (di solito le più anziane e sagge) ne ha uno, che è segreto e può essere trasmesso a una familiare (una figlia o una nipote) soltanto durante la notte di Natale.
La Magara nella musica
La figura della strega in generale, e della Magara in particolare, è da sempre fonte di ispirazione in letteratura, cinema e musica.
Gli Strike Avenue, band deathcore calabrese, hanno inserito elementi di folklore regionale all’interno del video di un loro brano, “Lachesis Code”. L’onore di impersonare la Magara del video l’ho avuto io 🙂
Guarda il video di Lachesis Code su YouTube!
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