L’uncino di Pan – recensione
“L’uncino di Pan” è il nuovo romanzo di Franz Palermo: retelling di Peter Pan che racconta le origini del legame tra il bambino che non voleva crescere mai a Capitan Uncino.
La trama
Cosa trasformò l’amicizia tra il capitano James Uncino e Peter Pan nella guerra più sanguinosa dell’Isola Che Non C’è?
James, un gentiluomo condannato all’esilio, si è illuso di ritrovare la libertà perduta nella pirateria, come mozzo sulla nave del capitano Barbanera. Quello che ha ottenuto, però, è una vita sempre in fuga. Con la Marina alle calcagna, l’unica via di scampo per evitare la forca sembra un oscuro rituale che promette di trasportare la ciurma in un luogo irraggiungibile. Se solo si è disposti a pagarne il prezzo.
Ma qualcosa va storto e il rituale riesce solo a metà. James si ritrova su un’isola oscura, legato a una ragazza che doveva essere un sacrificio umano, ma che per lui inizia presto a significare molto di più. Comincia così la disperata ricerca di un modo per tornare a casa.
Braccato dalle creature che popolano l’isola e da quelli che un tempo erano i suoi compagni, l’unico aiuto per sopravvivere arriva da uno strano bambino di nome Peter… E James imparerà presto che non esiste un lieto fine sull’Isola Che Non C’è.
Tutti i pirati sono condannati all’Inferno, eccetto uno.
Perché il destino che lo attende è ancora più terribile.
La recensione
L’uncino di Pan è il retelling in chiave dark della storia di Peter Pan. O, per meglio dire, è l’origin story di come tutto è iniziato, di come hanno fatto Pan e Uncino a diventare acerrimi nemici.
Gli elementi ci sono tutti: l’Isola Che Non C’è, Campanellino, Spugna, i selvaggi. Leggendo le pagine del romanzo, la sensazione di imbattersi in qualcosa di familiare è immediata. Eppure, allo stesso tempo, si ha la completa certezza di avere a che fare con qualcosa di nuovo.
Nessuno degli elementi più noti della storia di Peter Pan manca all’appello, eppure Franz è in grado di presentarli in una veste innovativa, e di aggiungerne altri estranei tanto alla fiaba Disney, quanto alle opere di J. M. Barrie.
Tanto per cominciare, fin dalle prime pagine veniamo catapultati in una storia di bucanieri alle prese con un libro demoniaco, capace di risvegliare antiche forze del male e alterare la realtà.
Poi, più in generale, ci troviamo immersi fino al collo in un’atmosfera dark.
Lo confesso, la storia di Peter Pan mi ha sempre inquietata, anche quando la Disney ce la presentava carina e coccolosa. Però ho trovato veramente ben riuscito il modo con cui Franz presenta l’Isola Che Non C’è – nel libro Isola di Aengus, dal nome del Dio celtico della giovinezza – e Peter: fin dalle prime pagine il lettore avverte una nota stonata, sbagliata, nelle leggi dell’isola e nella figura di questo bambino senza famiglia, che ha scelto di non crescere mai.
Passiamo ai personaggi. L’Uncino che conosciamo in realtà nasce James de Craon. Ha un background approfondito e una psicologia ben fatta, e all’inizio del romanzo non è affatto il pirata senza scrupoli a cui siamo abituati. È un uomo tormentato dai rimorsi e dai sensi di colpa, con il quale è facilissimo entrare in sintonia e per cui è istintivo parteggiare.
E poi c’è Priscilla de Fresnel, una new entry rispetto alla fiaba a noi nota: donna forte e capace di sperare, nella quale James inizia a vedere una possibilità di salvezza. Anche Priscilla è un personaggio molto umano, non una Wonder Woman priva di paure, ma una persona con le sue fragilità e incertezze, che nonostante tutto si dà da fare per cercare una via d’uscita.
Menzione d’onore per Barbanera e alcuni membri della sua ciurma, nonché per un easter egg che i lettori de La morte degli Dei apprezzeranno.
L’abbinamento dei personaggi e l’approfondimento di certe situazioni sono così indovinati e ben congegnati che la storia fila con estrema naturalezza. Un altro elemento di forza è l’arco evolutivo dei protagonisti: realistico, ben gestito, capace di far nascere tante domande e di generare altrettante risposte. Il tutto corredato da una scrittura precisa ed esperta.
Per quello che ho letto finora, la migliore opera di Franz Palermo.
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