Il calendario e le celebrazioni degli antichi popoli nordici
Disclaimer: questo articolo cerca di ricostruire, umilmente, il calendario (inteso come suddivisione dell’anno) e le principali celebrazioni degli Antichi popoli nordici, consapevole che ogni popolo, dislocato nelle diverse zone del Nord Europa, avesse una propria tradizione, differente anche tra stessi territori vicini. In ogni caso, il più moderno calendario pagano sviluppato da Steven Mcallen nel 1975 è escluso da questa analisi.
Il calendario
Gli antichi popoli scandinavi seguivano vari calendari, di cui tuttavia non abbiamo molta documentazione scritta (e quella che ci è pervenuta è fortemente influenzata dal Cristianesimo). Fortunatamente però ci sono pervenuti alcuni ritrovamenti archeologici contenenti dei lunari. In Norvegia e Danimarca venivano chiamati primstav, in Svezia erano noti come runstav.
Il più antico stav, per quanto ci è noto, è stato rinvenuto a Nyköping, in Svezia, e risale al XIII secolo. Si fa menzione di un primstav ancora più antico all’interno di in una cronaca anglosassone dell’anno 876: si ritiene sia arrivato in Inghilterra nel periodo della colonizzazione da parte dei vichinghi danesi (Fonte: The Natural History of Staffordshire, Robert Plot, 1686).
Un altro calendario molto noto è il calendario runico di Worm, datato1626. Ole Worm lo documentò nel suo libro Fasti danici, dove tuttavia si concentrò soltanto sui mesi invernali dell’anno.
Gli antichi popoli scandinavi conoscevano solo due stagioni: l’estate e l’inverno. Ma alcuni storici esperti di celebrazioni e riti antichi, tra cui il dottor Andreas Nordberg, sostengono che l’anno era diviso in tre stagioni.
Il tempo era scandito dalle fasi lunari, in cui ogni luna nuova segnava l’inizio di un nuovo mese.
Nell’Islanda medioevale, l’anno era suddiviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno, tranne il terzo mese estivo composto da 34 giorni. Si utilizzava anche un sistema di anni bisestili, in cui ogni sette anni veniva ciclicamente aggiunta un’intera settimana. Questa settimana in più era chiamata sumarauki e veniva inserita durante l’anno bisestile poco prima della mezza estate.
Alcuni popoli danesi usavano un calendario composto da12 mesi lunari, ma che in alcuni anni poteva contenere un mese lunare aggiuntivo, chiamato sildemaen, ossia “la luna tardiva” (Fonte: Jul, disting och förkyrklig tideräkning, Andreas Nordberg, 2006).
Le celebrazioni
I rituali e le celebrazioni dei popoli nordici erano strettamente connessi ai cicli naturali: si compivano sacrifici (blót) in onore degli Dei a beneficio della rigenerazione della natura, per propiziare l’arrivo della buona stagione, il rendimenti dei raccolti e del bestiame.
Fonti utili per tenere traccia delle celebrazioni tipiche degli antichi popoli nordici sono l’Edda di Snorri, le saghe e i manoscritti redatti da storici o viaggiatori dell’epoca. Nella Saga degli Ynglingar, ad esempio, si fa menzione di 3 festività principali: una celebrata all’inizio dell’inverno (all’incirca a ottobre), una a metà inverno (verso la fine di dicembre), e una all’inizio dell’estate (ad aprile).
Secondo diversi esperti, l’anno iniziava con il semestre invernale e, in particolare, con le notti d’inverno (vedi in seguito).
Dall’analisi delle fonti menzionate, oltre che degli scritti di autorevoli studiosi come lo stesso Andreas Nordberg e Gianna Chiesa Isnardi, è stato possibile risalire alle principali festività/celebrazioni:
- Vetrnætr: sono le cosiddette “notti d’inverno“; per alcuni cadevano a metà ottobre, ma la collocazione è ancora discussa (Fonte: Storia e cultura della Scandinavia, Gianna Chiesa Isnardi, 2019). La festa delle Notti d’Inverno è in alcune fonti chiamata Dísablót (anche la collocazione temporale del Dísablót, è incerta: per alcuni si teneva all’inizio dell’inverno, per altri alla fine – vedi sotto). Nella Saga di Gísli Súrsson si fa riferimento una festa autunnale che veniva celebrata nelle notti d’inverno per dare il benvenuto alla stagione più rigida, in cui si dedicava un blót a Freyr.
- Alfablót: cadeva a fine ottobre, periodo in cui il velo tra i mondi era sottile e le entità soprannaturali avevano un potere maggiore. In questa festa venivano onorati gli Antenati e gli Álfar (gli Elfi), affinché dessero forza e protezione alla famiglia nei difficili mesi invernali. L’Alfablót veniva celebrato nell’intimità di ogni famiglia ed era guidato dalle donne di casa.
- Jól o Yule: veniva celebrato intorno al solstizio d’inverno (anche se la datazione esatta è dibattuta tra gli storici – vedi in seguito), quando le giornate più fredde e corte dell’anno lasciavano il posto a a giornate sempre più lunghe. Si tratta di una festività associata alla caccia selvaggia e a Odino. Per 12 giorni i popoli del nord festeggiavano, bevendo, banchettando, danzando, intonando canti, facendo doni ai familiari e ai poveri, e facendo sacrifici in onore degli Dei, affinché consentissero un rapido ritorno della primavera. In particolare si onoravano Odino e Freya, ma anche gli Antenati. NB: quanto alla datazione esatta, ci sono diverse teorie. Alcuni studiosi hanno individuato delle celebrazioni in onore del sole durante il solstizio d’inverno (Fonte: Storia e cultura della Scandinavia, Gianna Chiesa Isnardi, 2019). Snorri, nella Saga di Haakon Haakonsson, riporta di una festa della durata di 3 giorni che iniziava con la Notte di Mezzo Inverno, che si verificava circa un mese dopo il solstizio d’inverno. Andreas Nordberg colloca Jól nel mese che iniziava con la prima luna nuova dopo il solstizio d’inverno. In particolare la celebrazione avveniva in concomitanza della luna piena, in un periodo che potrebbe andare dal 5 gennaio al 2 febbraio nel calendario gregoriano (Fonte: Jul, disting och förkyrklig tideräkning, Andreas Nordberg, 2006).
- Dísablót: era un importante blót svolto in onore di tutte le figure femminili: le dísir (gli spiriti femminili della protezione e della fertilità), le Dee, le Antenate e altre figure femminili della tradizione nordica (Fonte: Jul, disting och förkyrklig tideräkning, Andreas Nordberg, 2006). Secondo alcune fonti, il Dísablót veniva celebrato sul finire dell’inverno, per accogliere l’avvento della bella stagione. Secondo altre fonti invece cadeva all’inizio dell’inverno e si sovrapponeva con le notti d’inverno (Vetrnætr, vedi sopra) A Uppsala, intorno all’equinozio di primavera, e in occasione di un’importante riunione assembleare, si svolgeva un mercato chiamato Disting. Il nome letteralmente significa “assemblea delle dísir” e deriva dal fatto che si teneva in concomitanza con il Dísablót. In questo periodo dell’anno, le persone di tutta la Svezia si riunivano per onorare le dísir, stabilire le leggi, tenere un mercato e altre riunioni. L’importanza dell’evento era quindi sia religiosa che politica, sociale ed economica.
- Sigrblót: cadeva a metà Aprile e segnava l’inizio dell’estate. Letteralmente Sigrblót significa “celebrazione della vittoria”, con specifico riferimento alla vittoria dell’estate sull’inverno. Questa festa era associata al dio Odino: a lui venivano fatti sacrifici in cambio di fortuna nei viaggi e nelle incursioni durante l’estate. Ma non erano solo i guerrieri a partecipare ai festeggiamenti: tutta la popolazione si riuniva per danzare, cantare e banchettare intorno al fuoco.
Alcune fonti (anche se piuttosto scarse) individuano anche un sacrificio di mezza estate, compiuto intorno alla metà di luglio per favorire la crescita dei raccolti e dei frutti, la fertilità del suolo e l’armonia del mondo naturale: Midsommerblót.
Ulteriori fonti:
- The Norse Wheel of the Year: The Norse Calendar & Holidays
- Norse Calendar and Viking Holidays
- Ancient Norse Calendars & Celebrations
- Norse history: What Festivals Did the Vikings Celebrate?
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