Intervista a Robin Gale, autore de L’Occhio della Moira
Oggi ho il piacere di ospitare per un’intervista Robin Gale, autore de L’Occhio della Moira. Si tratta di un romanzo urban fantasy, con qualche contaminazione noir e thriller.
Tra gli aspetti più interessanti di questo libro ci sono i numerosi riferimenti esoterici e mitologici, che connotano fortemente l’ambientazione e rappresentano una robusta base di partenza per lo svolgersi della trama.
Ma bando alle ciance e partiamo subito.
Ciao Robin e benvenuto! Vuoi raccontarci la trama de L’Occhio della Moira in pillole?
Grazie Lisa per il benvenuto, è davvero un piacere essere qui! “L’occhio della Moira” narra le vicende della medium Elinor Beckett, una strega che possiede un dono particolare: ella è in grado di percepire e vedere spiriti dei defunti che camminano ancora in mezzo agli esseri viventi. Considerata nientemeno che una ciarlatana dalla gente comune, Elinor è in verità una maestra della magia divinatoria oltre che un’esorcista spirituale e spetterà a lei sbrogliare un macabro caso di omicidio che porta la firma di un’entità antica quanto maligna, fuggita dai meandri dell’Oltretomba per portare a compimento un terribile rituale.
Come anticipavo, numerosi elementi di esoterismo sono stati da te integrati nel tuo libro. Puoi raccontarci qualcosa di più?
Questo romanzo prende ispirazione dalla mia passione per le storie di fantasmi e altre entità legate al piano etereo. Ho sempre subito il fascino della vera magia, dei riti antichi e dell’esoterismo in sé, fra cui lo studio della cartomanzia o dei simboli pagani di protezione contro il maligno, tutti elementi con cui ho realizzato questa mia opera. In particolare ci sono numerosi richiami al folclore caraibico e alla lingua aramaica, amalgamati alla simbologia dei tarocchi che ho avuto modo di studiare in passato.
È molto interessante la visione di Oltretomba che hai inserito nel libro e il concetto stesso di Purgatorio. Come hai deciso di farne il fulcro del tuo libro?
Il Purgatorio, o Oltretomba, che viene presentato nel romanzo è un luogo di transizione che richiama molto l’Ade della mitologia greca, il quale può essere un semplice scaglione del post-vita per molte anime o una vera prigione per coloro che hanno subito morti violente o premature. Nella mia visione, questo luogo metafisico è in grado di tramutare le anime in qualcosa di pericoloso se la permanenza dello spirito dovesse essere troppo prolungata per via di traumi, faccende in sospeso, atti riprovevoli commessi in vita o condanne volute da entità superiori come dei o semidei. Per questo motivo la mia interpretazione dell’Oltretomba è divenuta una vera e propria nemesi per la protagonista, un luogo che rigetta di continuo anime devastate dal rimorso che possono riversarsi sui vivi, del tutto privati della loro umanità. E per una come Elinor, la quale ha numerose macchie nel suo passato, quel luogo rappresenta anche il suo possibile fato qualora dovesse fallire.
Parliamo di mitologia. Il titolo stesso del tuo libro presenta un forte richiamo ai miti greci. Raccontaci il perché i questa scelta.
I miti greci sono la base del fantasy, se vogliamo vederla in questo modo. Le opere di Omero possono essere ritenute come i primi esempi di fantasy dell’antichità e, nonostante le abbia odiate da ragazzo, hanno in qualche modo influenzato il mio interesse verso l’occulto e il folclore. Come avevo già accennato prima, l’immagine dell’Ade è sempre stata una visione angosciante ma che è sempre riuscita a suscitare la mia fantasia, proprio come l’inferno dantesco. Per questo motivo anche il titolo del mio romanzo e la figura dell’occhio della Moira è un omaggio al mito greco delle tre Parche, le tessitrici della vita degli esseri umani, figlie della notte e ineluttabili perfino per gli déi stessi. La differenza in questo libro sta nel fatto che lo sguardo della tessitrice è visto dalla parte opposta: quella della morte.
Ne L’Occhio della Moira non ci sono solo riferimenti ai miti greci. Di grande importanza è anche il vudu e una divinità in particolare. Ti va di raccontarci il perché di questa scelta? Quanto è stato impegnativo lo studio dei Loa e del vudu ai fini della stesura del tuo libro?
La religione vuduista, in particolare la sua variante caraibica, è sempre stata nota per le famose leggende legate al culto dei morti e alle pratiche di magia nera, miti che oggigiorno possono essere sfatati tranquillamente con un minimo di conoscenza. Però, da brava anima nera quale sono, l’idea di lavorare sul “ma se fosse stato vero?” è stata una base che ha ispirato quest’opera quasi come se fosse stato un vero e proprio gioco. Partendo dal mito dei negromanti del Mar dei Caraibi ho cominciato a leggere e approfondire l’argomento, in particolare sui Loa della liturgia vodun e la base di una sottotrama era già pronta, bisognava solo romanzarla con un poco di fantasia e inserirla in un contesto in cui le diverse religioni (con il relativo folclore) coesistono in un mondo fatto di magia. La figura di Baron Semedi, già noto nell’immaginario collettivo per la sua perversione e inclinazione all’etica discutibile, ha funto poi da motore per smuovere il movente legato agli antagonisti. Non è stato affatto impegnativo, perché questa ricerca ha solo nutrito il mio interesse personale!
Quali sono i tuoi prossimi progetti di scrittura? Hai mai pensato di scrivere un seguito de L’Occhio della Moira?
Al momento L’Occhio della Moira ha già due seguiti, di cui uno è attualmente in stesura. Il secondo capitolo è già stato sottoposto a una valutazione e mi auguro veda presto la luce. Elinor Beckett la posso considerare la mia Sherlock Holmes o una versione al femminile di Dylan Dog, per cui gli spunti per nuove (e macabre) avventure sono numerosi! Mi auguro che questo primo capitolo conquisti il pubblico interessato in modo da poter proseguire a tutto gas con nuove storie altri richiami al folclore internazionale.
E in ultimo, prima di salutarci. A chi consiglieresti il tuo libro?
Consiglio questo libro a chi NON ama il genere fantasy e chi, come me o voi, nutre interesse verso il mondo esoterico e il lato oscuro della magia. Se amate i colpi di scena, i personaggi fuori dagli schemi, la tensione e una certa atmosfera dark che richiama – nella sua modernità – le sfumature dei classici di E.A. Poe, allora L’Occhio della Moira è il libro per voi!
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