Morbid Writings – Recensione
Una cosa che adoro, quando leggo un libro, è scoprire il sottofondo musicale con cui l’autore lo ha realizzato, o la playlist che vi ha associato. Questo probabilmente perché io per prima sono abituata a scrivere con le cuffie nelle orecchie, e ciò che ascolto entra pienamente – che io lo voglia o no – nei miei libri.
Il genere musicale che preferisco ascoltare è il metal. Alcuni sottogeneri hanno uno spazio più grande rispetto ad altri nel mio cuore, e il death metal occupa i primi gradini del podio.
Così, quando ho scoperto che esiste una raccolta di racconti ispirata ad alcuni dei più famosi pezzi o album death metal, non ho potuto che fiondarmici. Ecco quindi la mia recensione di Morbid Writings.
Trama
Un uomo paga un caro prezzo per la sua sete di conoscenza. Un prezzo di carne e sangue.
Una donna cerca di scoprire cosa sta accadendo a suo figlio, da quando quest’ultimo si è avvicinato alla Chiesa del Paese.
In un mondo post-apocalittico, un uomo senza passato diventa un gladiatore in un’arena di Non-Morti e Mutanti, per soddisfare la brama di morte e sangue della folla.
Un guerriero si risveglia in un’altra dimensione, nella quale si troverà faccia a faccia con un demone apparentemente inarrestabile e, ancor peggio, con i peccati compiuti in vita.
Una band death metal evoca inconsapevolmente le forze del male e diventa, suo malgrado, ultimo baluardo dell’umanità contro la fine del mondo.
Quattro storie (più bonus track) che spaziano fra i generi: dall’horror classico al cosmic horror, passando per il dark fantasy ad alto tasso emoglobinico fino ad arrivare allo splatterpunk post-apocalittico.
Quattro storie che però hanno un elemento in comune: prendono tutte ispirazione dal mondo del death metal (copertine, titoli, testi), per trasportare il lettore in mondi terrificanti e spesso impossibili ma da quali, per un motivo o per l’altro, non sarà più possibile fare ritorno.
Recensione
“Morbid Writings” è una raccolta di racconti che spazia tra l’horror, il weird e il dark fantasy. Le storie, le ambientazioni, i personaggi sono molto diversi tra di loro, e anche lo stile dell’autore muta da un racconto all’altro. Il fil rouge dell’opera è uno solo, e per me non potrebbe essere più affascinante: il death metal.
Sì, perché i racconti usciti dalla penna di Luca Pivetti si ispirano a testi o atmosfere della discografia di gruppi del calibro di Morbid Angel o Cannibal Corpse.
Un appassionato di questo genere non faticherà a trovarne le tracce tra le pagine, e quella che potrebbe essere una “semplice” lettura si trasforma in una caccia all’indizio.
Ma la raccolta è perfettamente godibile anche senza conoscere le opere che l’hanno ispirata. Luca ha una bella fantasia e una buona padronanza della penna. C’è un po’ di tutto: orrori cosmici d’impronta lovecraftiana, contesti post apocalittici, atmosfere che sanno di fantasy vichingo. Ci sono eroi classici, antieroi ed eroi che non ti aspetti. Ci sono momenti di ilarità e altri di più composta riflessione.
L’unica verità è che il nostro mondo è votato al male, e l’unica legge è quella imposta dalla violenza. Tutto il resto non conta.
Morbid Writings, Luca Pivetti
Lo stile di Luca è interessante: è in grado di creare metafore molto evocative, ma anche dettagli macabri vividi ed efficaci. Degna di nota è la sua capacità di immergere il lettore in mondi di volta in volta diversi, il tutto nel ristretto spazio di poche pagine.
Tra i racconti che più ho apprezzato ci sono “Vicini a un mondo sottostante” e un racconto bonus che fa parte della serie “Priests of Pazuzu” dello stesso autore.
Nel complesso, questa raccolta è una piccola chicca che ho molto apprezzato.
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