20% – Recensione
La Dark Abyss Edizioni ha da poco pubblicato “20%”, romanzo di Simone Del Fiore che mescola diversi generi e citazioni letterarie e cinematografiche, per creare un’opera dalle tinte dark che si legge tutta d’un fiato. Ecco la mia recensione.
Trama
È mattina. Eppure Francoforte piomba di nuovo nel sonno profondo per qualche istante. La popolazione si sveglia, ma il 20% no. E il figlio di Aaron Wolf fa parte di quel venti per cento. Passa il tempo. Aaron non ha più nulla per cui vivere. Vuole farla finita. Si ucciderà e raggiungerà suo figlio. Ma dicono che quel venti per cento sia ancora vivo, solo che si trova “altrove”. In un limbo tra la vita e la morte.
Recensione
20% è un libro enigmatico. A partire dal titolo, passando dalla quarta di copertina, per avventurarci poi tra le sue pagine.
Inizia con uno scenario normale, quotidiano: un uomo in auto con il proprio figlio. Uno scenario, tuttavia, macchiato di dolore – un dolore parzialmente elaborato, che getta un’ombra sui pensieri del protagonista – che fin dal principio lascia intendere su che note si assesterà la storia.
Superate le prime pagine, la normalità sparisce. Francoforte, che fa da scenario alla vicenda, non è una città come le altre. Il Meno, che scorre sullo sfondo delle vite degli abitanti, non è un fiume come gli altri.
Aaron, personaggio principale della storia, scopre che il mondo non è come credeva. La realtà è una menzogna, ciò che gli uomini conoscono è una minuscola percentuale di ciò che esiste. Insieme a lui, il lettore è pungolato costantemente dal bisogno di capire, indagare, andare avanti. Di svelare quella verità che viene nominata ripetutamente, come un mantra.
Una verità che passa sul filo di un paio di forbici da cucito, strette tra le dita di una Moira.
Le certezze crollano, il vero e il falso si mescolano e non si sa più di chi ci si può fidare.
Alcune persone pensano che a tutto c’è rimedio tranne che alla morte, altre, invece, convinte che la morte sia un rimedio a tutto. Lui avrebbe appreso una terza linea di pensiero, sconosciuta ai comuni mortali.
20%, Simone Del Fiore
Il ritmo è uno dei principali pregi del romanzo. L’autore ha saputo costruirlo in modo sapiente, senza mai cadere in cali che possano annoiare o depotenziare la trama.
La storia assume sfumature di colore che sembrano omaggi alle opere di Junji Itō, a Death Note, The Truman Show, e anche qualche fumetto di Marveliana memoria, ma che in “20%” vengono elaborati in modo personale e originale.
Ma su tutte le tinte che colorano il romanzo, quella che prevale è il nero.
“20%” è una storia cupa, e non solo per via del tema della morte, sempre presente, né per lo scenario di una Francoforte perennemente nascosta da una cortina di nubi e fumo.
Il vero protagonista del libro è un nichilismo sempre più buio e profondo, che trascina tutto e tutti al suo interno.
Sono un uccello senza zampe. E non so volare.
20%, Simone Del Fiore
Man mano che la vicenda si schiarisce, che i pezzi del puzzle vanno al loro posto, Aaron si scontra sempre più violentemente con l’insensatezza della natura umana, e con tutti i suoi limiti.
Non dirò nulla sul finale per non fare spoiler. L’unico commento che posso fare è che è perfettamente in linea con l’evoluzione della trama e il nichilismo generale.
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