Per ogni lacrima versata – recensione
“Per ogni lacrima versata” è un romanzo dell’autore californiano Jon Athan, tradotto e pubblicato in Italia da Dark Abyss Edizioni. Il romanzo si ispira alla leggenda della Llorona (che ho trattato in questo articolo), mescolando il folklore dell’America Latina con la brutalità dei cartelli messicani.
Ho avuto il piacere di leggere questo libro in anteprima. Ecco la mia recensione.
Trama
Vanessa Ramirez lavora in un salone di bellezza e ha un sogno: lasciare il Messico con i suoi figli, in cerca di un futuro migliore negli Stati Uniti.
Più la violenza dei cartelli si avvicina, più la posta in gioco si alza e pur di partire Vanessa chiede aiuto ai trafficanti di esseri umani.
Questa scelta disperata però la lega a quella stessa malavita da cui tentava di fuggire.
Un mondo di lussuria, avidità e barbara violenza la spinge verso una tragedia così inevitabile da tramutarsi in una terrificante leggenda…
Recensione
Ho avuto modo di conoscere e apprezzare Jon Athan con il suo romanzo “Sono bella?” (qui la mia recensione). Già in quell’occasione ho scoperto due tratti distintivi dell’autore californiano: la rivisitazione in chiave moderna di una leggenda e la dovizia dei dettagli con cui racconta l’orrore.
“Per ogni lacrima versata” non fa eccezione. Si tratta di un romanzo ispirato al folklore dell’America Latina, e in particolare alla leggenda della Llorona, qui nei panni di una donna che, come ogni buona madre, cerca di proteggere i suoi figli da un mondo fatto di violenza e di pericoli. Ma il mondo in cui vive è il Messico, terra di corruzione e povertà, dominio dei cartelli. Lì la brutalità e le minacce fanno parte della vita quotidiana, non importa quanto si cerchi di tenersene lontani.
Vanessa è una donna pronta a tutto per i suoi bambini, anche a scendere a compromessi. Ma farlo con le persone sbagliate la trascinerà esattamente in quel vortice di violenza da cui aveva cercato di proteggere la sua famiglia.
Avevano venduto l’anima al Diavolo e il Messico era il loro inferno in terra.
Per ogni lacrima versata, Jon Athan
Jon Athan è molto bravo a trasportare il lettore nel mondo della protagonista, a schiaffeggiarlo con la sua realtà. Ritrae una violenza devastante, eppure normalizzata. Descrive – anche qui come in “Sono bella?” senza metafore o moderazione – torture che non sono mera esplosione di brutalità, ma sono atti razionali, frutto di un disegno o di una strategia.
Lo scontro tra i cartelli ha portato a un’escalation che non può essere fermata. I moniti da lanciare ai nemici devono essere forti e chiari, e non è possibile ridurne il tenore, altrimenti si apparirebbe deboli.
Non ci sono alternative, né esiste una via d’uscita.
Ciò che più colpisce di questo libro – e della realtà che descrive – è che non ci sono mostri. Non nel senso di creature sovrannaturali, almeno. Gli aguzzini, i trafficanti, i sicari e i torturatori hanno tutti fattezze umane, fin troppo. Hanno famiglia, affetti, e coscienza delle proprie azioni.
Chiunque, anche la persona più buona e onesta, quando entra in contatto con questo mondo ne viene contagiato, ed è condannato a una spirale discendente dalla quale è impossibile liberarsi.
L’effetto della lettura è vivido e angosciante.
Molto ben costruito è l’arco evolutivo di Vanessa. Il romanzo porta il lettore a porsi le stesse domande che si pone lei e a scoprire, che, probabilmente, avrebbe fatto le stesse scelte. Perché un mondo come quello descritto non lascia veramente la possibilità di scegliere.
Ci sono stati alcuni momenti molto emozionanti. I capitoli finali sono incalzanti e si fanno leggere con trepidazione. Alcune soluzioni adottate dall’autore nelle ultime pagine forse sono un po’ di comodo, ma ciò non toglie che la costruzione di tutta la trama sia realistica nella sua brutalità.
Un romanzo che lascia il segno.
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